Siamo arrivati in piazza con la macchina e mio padre e mia madre sono saliti dagli zii. Io sono rimasto in strada con i miei cugini: Vilma è una bambina bella, Pietro ha dei problemi, così dicono.
È arrivato un piccoletto di città: denti dritti, scarpe lucide, culo grosso, faccia da sbruffone. Ha iniziato a spingere Pietro e a fare eeeh per imitarlo.
– Sei un vigliacco! – ha gridato Vilma.
Mi sono fatto avanti e l’ho preso per il collo e ho stretto fino a quando si è inginocchiato a terra.
Sono tornato da Vilma, mi ha guardato ammirata. Poi ho sentito un colpo forte in testa, mi si sono piegate le gambe e sono caduto lungo disteso.
Ho aperto gli occhi nel sole del pomeriggio e ho visto il piccoletto correre via e agitare in aria la scarpa con cui mi aveva colpito in testa. Gli amici lo aspettavano all’angolo.
Pietro stava scavando intorno a un blocchetto di porfido con uno stecco. Ho guardato l’angelo sul campanile, ho pensato che a tutti può servire un angelo custode, ma non se sta così in alto.
Racconto in 1.000 caratteri pubblicato sull’antologia Miniracconti Bellunesi, Insolita Storia Pop Bar, Belluno 2014