Franco e Ilario mi hanno chiamato dalla terrazza mentre aspettavo il pulmino della scuola. Dovevano farmi vedere una cosa.
Sul tavolo c’erano due tazze color arancione della Ovomaltina con i loro nomi. C’era scritto proprio Franco e Ilario. Io non credevo che la fabbrica dell’Ovomaltina sapesse chi erano i miei cugini di Via Al Lago Puos d’Alpago Belluno.
Quando sono andati in bagno a lavarsi la faccia ho grattato con l’unghia per vedere se la scritta l’avevano fatta loro con il pennarello nero.
E invece la scritta era vera.
Io facevo sempre colazione con l’Orzo Bimbo e odiavo le palline nere che non si scioglievano e in bocca lasciavano amaro e polvere. E avrei voluto avere il mio nome da qualche parte per sempre e ho cominciato a desiderarlo forte, sempre più forte.
Poi ho ricordato le lapidi in cimitero. C’erano bambini come me. Ho recitato subito due padrenostro per cancellare il desiderio stupido di prima. Due padrenostro dovrebbero valere più di un desiderio.
Racconto in 1.000 caratteri pubblicato nell'antologia Miniracconti Bellunesi, Insolita Storia Pop Bar, Belluno 2013