"I premi sono una bella cosa e io sono stato molto fortunato in questi anni: i tre libri pubblicati con Edizioni Biblioteca dell’Immagine hanno sempre avuto l’attenzione di giurie importanti. Per “Cronache dalla valle”, ancora inedito, c’è stata quella grande cosa dell’essere finalista e segnalato al Premio Italo Calvino a Torino; per “Vita e morte della montagna” il Premio Dolomiti Awards - Miglior libro di montagna al Belluno Film Festival 2016; per “Paesi alti” (finalista al Leggimontagna del C.A.I. 2015 e al Premio Cortina d’Ampezzo 2016) una vittoria entusiasmante: il Premio Gambrinus-Giuseppe Mazzotti 2017 nella sezione Montagna cultura e civiltà. È un onore immenso.
Però io credo che i libri non si fanno da soli e in ogni caso da soli si vince poco. E non è modestia, è proprio cercare di ricordare con sincerità un percorso e un momento esaltante.
Il primo grazie va ai libri belli che ho letto. Io ho iniziato a lavorare come operaio in cantiere a 16 anni, non è un vanto, era così per tanti ed è ancora così per molti. Però mi è sempre piaciuto leggere, nei libri ci ho trovato le parole per dire le cose, idee nuove, visioni del mondo. Ma soprattutto ho trovato quiete e compagnia nei momenti più delicati della vita.
Un abbraccio agli amici cari e un bacio a mia moglie e a mia figlia perché mi regalano il tempo per poter scrivere: forse non gliel’ho mai detto, ma loro sono il cuore caldo da cui prendo tutta l’energia che serve. E a proposito di famiglia (senza malavita organizzata, e senza familismo) posso dire che quella da cui provengo è una famiglia “lunga nel tempo” e va dai bisnonni ai nipoti e significa molto per me. Per esempio, quand’ero bambino e scendevo dalla Valturcana in paese (un po’ come Tonìn dei Paesi alti), incontravo degli adulti che non conoscevo e loro mi chiedevano: Sétu de chi po, ti? Di chi sei, tu? Io elencavo svelto madre, padre, nonni, zii e queste persone assentivano e piano m’inquadravano. Non mi piaceva questa specie d’interrogatorio della Gestapo, e non mi piaceva essere proprietà di qualcuno. Però a distanza di alcuni decenni penso che è una fortuna appartenere a qualcuno, essere di un luogo, di una comunità; perché uno non si sente mai veramente perduto anche quando le cose non vanno per il verso giusto. Perché di solito, nella vita di uno che scrive storie, sono più i giorni faticosi e scoraggianti rispetto a quelli degli applausi, garantito.
Grazie a Edizioni Biblioteca dell’Immagine che da Pordenone si occupa di memoria, storia e montagna e lo fa da più di 30 anni. Giovanni Santarossa, Paola Tantulli e Massimiliano Santarossa mi hanno dato una grande opportunità pubblicando prima nella collana Chaos e poi in Inchiostro i racconti e i romanzi che ho scritto.
Un’affettuosa stretta di mano agli organizzatori del Premio Gambrinus-Mazzotti a San Polo di Piave, a tutti quelli che ci hanno lavorato in questi 35 anni e alla splendida giuria 2017 per aver premiato all’unanimità “Paesi alti” con questa motivazione: “Racconto disegnato con rapide immagini che, scorrendo in successione, rendono il senso della vita nei paesi di montagna negli anni difficili seguiti all’ultima guerra. È uno sguardo sulla crescita di Tonìn, che da ragazzo dai sentimenti fragili e insicuri, e che sogna altri destini, si prepara a diventare uomo consapevole, e forte. Bortoluzzi ci regala quadri di vivace immediatezza usando magistralmente parole semplici, chiare, dirette, che si fanno poesia per trasmettere suggestioni, per donare vere emozioni. Il lettore viene trascinato nei Paesi alti, e sente addosso a sé le stesse fatiche, le privazioni e i sogni del protagonista e dei suoi compagni di disincanto. Romanzo che lascia segni profondi, che dà luce ad un mondo poco conosciuto e dunque trascurato, che guida a guardare la montagna con occhi e con animo diversi”. I giurati, personalità del mondo della cultura provenienti da discipline diverse, sono: Dario Benetti, Loredana Capuis, Mirella Tenderini, Francesco Vallerani, Alessandra Viola, Franco Viola e Italo Zandonella Callegher. Siete stati fortissimi!
Grazie infine a Bepi Mazzotti che vive nel ricordo di amici e familiari e dalle sue pagine spicca ancora oggi come amico e maestro della Montagna."